Pagina:Barrili - I rossi e i neri Vol.1, Milano, Treves, 1906.djvu/118

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- Questo m’importa poco, anzi nulla; - soggiunse il Collini. - E non avete altro da dirmi?

- Le ho detto tutto quanto sapevo.

- Bene, bene! Badate a non nascondermi nulla, quando vi avvenga di saper qualche cosa; e anzi tutto non perdete tempo. Sapete dove sto di casa, e potete venirmi a cercare.

- Non dubiti, signor dottore; ma Ella mi promette....

- Che cosa?

- Che il mio nome non uscirà fuori per nessun modo. Se s’avesse a risapere, io non potrei dirle altro. E poi....

- E poi, che cos’altro?

- Vorrei, - disse il Bello, - che i miei amici non ne avessero a patire. Ella sa, signor dottore, che se dico queste cose a Lei, gli è perchè la credo un galantuomo.

- E perchè vi pago profumatamente. Suvvia, non mi fate quel muso. Patti chiari, amici cari, dice l’adagio, A voi mette conto il parlare, a me il sapere; e una mano lava l’altra.

- Orbene, - soggiunse l’altro, crollando le spalle, - sia come Ella vuole. Io del resto so che sono tutti pazzi da catena, e me ne lavo le mani.

- Bravo! questo è parlare da savio. Lavatevene le mani. E intanto a rivederci. -

Dopo queste ed altre parole di minor conto, il dottor Collini se ne andò, non senza aver salutato la signora Momina, che lo accompagnò fino sul pianerottolo della scala, come si conveniva ad una persona tanto ragguardevole.

- Ve’! ve’! - disse il Bello, mentre infilava la giacca per uscire a sua volta. - È un comodo mestiere, la politica, e ci si guadagna da vivere, senza molta fatica. Chi sa che diamine vada mulinando nel suo cervello, questo medico del malanno? Basta; vengan danari; al resto pensi chi vuole, io no, certo. -

Che brava gente, quella famiglia Garasso! La moglie, con l’aiuto delle carte, diceva la buona ventura e faceva la spia nelle case. Il marito, pel vizio delle carte, vendeva i segreti degli amici. L’asso di quadri, simbolo del danaro, lo avevano ambedue al posto del cuore.