Pagina:Barrili - I rossi e i neri Vol.1, Milano, Treves, 1906.djvu/326

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illustri orditori di congiure, troviamo più nobili ragioni di celebrità per queste vie nascoste di Genova. Per una di esse il Raggi intese a penetrare dalle sue case nel palazzo Ducale, volendo mutar con ardito tentativo il reggimento della cosa pubblica. Per un’altra, ancora in parte conservata, il conte di Lavagna introdusse il nerbo dei suoi partigiani in città, ai danni del fortunato Andrea Doria. Infine, che diremo di più? Genova sotterranea aspetta tuttavia un cronista volenteroso; la mèsse è abbondante ed intatta.

E intatta e abbondante era quella che il Guercio si riprometteva da certi suoi scavi sotto la via degli Orefici. La sua pensata era questa: sforacchiare il terreno sotto una delle case che fiancheggiano la via, e, la mercè di un buco verticale nel pavimento, penetrare in una ricca bottega d’orefice: quindi in una notte, senza tema dei vigili, al coperto dalle sentinelle (excubiarum securus), far repulisti nella custodia e nelle bacheche del mercatante.

I suoi manovali erano da parecchi giorni all’opera, sotto la vigilanza dell’Architetto; che così era chiamato per celia il compare che aveva misurate le distanze e disegnato il luogo dove occorreva aprire la breccia. E quel luogo era appunto al confluente di un cunicolo laterale colla chiavica maggiore. Il cunicolo, che era stretto e quasi impraticabile, rispondeva ad un vicolo sovrastante, e rasentava le fondamenta della insidiata bottega. Ci si lavorava a disagio, e bisognava darsi il cambio; ma il lavoro andava innanzi pur sempre, e in capo a cinque o sei giorni l’impresa poteva essere condotta a buon fine.

Il Guercio, che abbiamo lasciato sul primo tratto del sotterraneo, giunse facilmente sotto la latitudine dei Macelli di Soziglia. Qui, occorrendo la parte piana della città, egli incominciò a diguazzare nel pantano; ma vuolsi notare che, pratico dei luoghi, egli aveva avuta la precauzione di cavarsi le scarpe e i calzoni, per guadare lo Stige. Qua e là per le ruvide pareti scorrazzavano topi dalle lunghe basette e dalle lunghissime code, parecchi dei quali, mal potendo aggrapparsi alle scabrezze dei muri, davano tonfi romorosi nella poltiglia, facendogli schizzare larghe e frequenti pillacchere sul viso. Buio aveva dinanzi a sè, e buio alle spalle; la luce della sua lanterna rischiarava un breve tratto dintorno, e le ragnatele, pendenti dalla bassa volta in larghi festoni, non davano comodità dì riverbero. Egli pareva un punto luminoso, un fuoco fatuo, che errasse frammezzo alle tenebre.

Come fu giunto sotto Soziglia, dove il canale si piega leggermente