Pagina:Barrili - I rossi e i neri Vol.1, Milano, Treves, 1906.djvu/79

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- Davvero? Ah, mi avvedo che perdiamo il capo ambedue. Siatemi invece cortese di finir l’opera vostra. Il mio disegno vi attende, perchè gli diate l’ultima mano.

- Debbo finirlo? Vi preme tanto?

- O che, non mi avrebbe a premere? Qual conto fate di me? Suvvia, da bravo, venite. Ciò detto, la contessa Matilde si alzò e condusse Lorenzo al tavolino.

- Ma non son buono a far nulla, - diss’egli, poichè si fu seduto dinanzi al suo bozzetto, - se voi non vi mettete da capo ad ispirarmi.

- Intendiamoci, anzitutto! - rispose la contessa alzando l’indice con gesto leggiadro; - voi non mi direte più nulla?

- Ve lo prometto, ma, ve ne prego, ripigliate il posto di prima. La bionda contessa sorrise, e posta la mano sulla spalliera della scranna chinò il capo fin presso alla guancia del giovine, in atto di guardare i segni che gli uscivano dalla matita.

E noi in questa positura li lasceremo ambedue, poichè ci stanno benissimo, e non si annoieranno di certo.


X.

Di un ghiotto discorso che facevano insieme Aloise di Montalto e il Pietrasanta, innanzi di mettersi in carrozza

Il dottor Mattei aveva dato nel segno, commettendo la guarigione di Aloise di Montalto a quella gran medichessa che è la natura. Quindici giorni dopo il duello, Aloise era già fuori dal letto; e non solo poteva uscir di casa, ma il savio discepolo di Esculapio glielo aveva raccomandato, perchè rinfrescasse le forze all’aria aperta, usando tuttavia la precauzione di andare per le prime volte in carrozza.

Quindici giorni in casa sono peggio che la morte, per un giovanotto; ma il poter uscire, dopo quei quindici giorni, gli è come una risurrezione.

Il ferito aveva ricevuto in quelle due settimane moltissime visite; ma quel via vai di persone, le quali facevano tutte la stessa dimanda, non aveva certamente potuto divertirlo