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le mani, indi tornava a contarli e sorrideva. Uomo felice!
Ma ogni estasi ha il suo fine; se così non fosse, avremmo in terra le beatitudini del paradiso. Al signor Salati fu interrotto quel passatempo dolcissimo da un colpo discretamente battuto sull’uscio. Egli raccolse in fretta gli amici a manipolo, e destro come un giocoliere, li fece scorrere in un cassetto dello scrittoio, che tosto richiuse, in quella che per pigliar tempo, domandava con voce melliflua:
- Chi è?
- Son io, Salati.
- Ah, il nostro dottore! - disse il Salati, aprendo l’uscio al compare Collini. - Appunto vi aspettavo, per chiudere il banco.
- Orbene? - entrò subito a dimandargli il dottore.
- Tutto fatto a dovere.
- Ah finalmente! - esclamò il Collini, traendo un sospiro di contentezza. - E come l’ha presa l’avvocato fiscale?
- Che avvocato? che fiscale? - strillò il Salati, ghignando.
- Credevo ci foste andato subito; - disse l’altro.
- No, no; e neanche m’è bisognato andare in cerca del Marsigli.
- Ma che cosa avete fatto? Suvvia, parlate, non mi tenete sulla corda! - gridò impazientito il Collini.
- Chetatevi! chetatevi! Ora vengo al busilli. Non volevo darvi la nuova così d’un tratto. Io, vedete, sono un uomo flemmatico: e tuttavia sono stato ad un pelo di rotolar dalle scale, per la contentezza, e di sgualcirmi il soprabito. Egli è ben vero che le scale del palazzo Teirasca non sono come le nostre, e ci si potrebbe ruzzolare vestiti di bianco, senza paura d’insudiciarsi!... -
Il Collini, che già si sentiva soffocar dalla stizza, gli volse le spalle e andò a sedersi sopra un divano, dove depose, anzi buttò con piglio sdegnoso il cappello.
- Ma parlate una volta! - gridò egli più forte. - Che importa a me del vostro soprabito? Le cambiali, dove sono?
- Ih, che furia! Eccole qui, le vostre cambiali, anzi qualcosa di meglio che le vostre cambiali. -
E andato alla scrivania, presso cui fu sollecito a seguirlo il Collini, l’ometto giubilante aperse il cassetto, raccolse nelle palme i biglietti che v’erano caduti poco prima alla rinfusa, e li lasciò ricadere sulla tela incerata.
- Eccoli! - diss’egli. - Sono cento; contateli; cento biglietti,