Pagina:Barrili - I rossi e i neri Vol.2, Milano, Treves, 1906.djvu/234

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Ma in quella che ne cavava un foglio di carta inglese vergata, scapparono fuori quattro foglietti più sottili e più brevi sparpagliandosi sul pavimento. Aloise si chinò per raccoglierli; erano quattro cambiali, quelle medesime cambiali che portavano a tergo la sua girata, e che dovevano esser pagate il giorno seguente.

Non istaremo a descrivere la meraviglia, o, per dire più veramente, lo stupore di Aloise. Deposte le cambiali sulla scrivania corse cogli occhi allo scritto; ed ecco ciò che egli lesse:


«Di casa, il 14 ottobre 1857.

«Signor Marchese,

«La S. V. non vorrà, io spero, togliere in mala parte che un ignoto si pigli arbitrio di mandarle queste quattro cambiali. Esse gli vennero in mano mentre egli, udito che la S. V. aveva in animo di vendere un castello che ha nome dalla nobil casata dei Montalto, si disponeva a profferirsi compratore, e a pregarla di accennargli i suoi patti.

«Ora, se la S. V. è davvero in questo proposito, voglia ritenere queste cambiali a conto di quella maggior somma che Le parrà conveniente di indicare, come prezzo della Montalda, e assegnare il giorno e l’ora per firmare il contratto con chi si reca a gran pregio di potersi profferire della S. V. divotissimo

«IL DUCA DI FEIRA


Lo stupore di Aloise si accrebbe (e non poteva essere altrimenti) dopo quella lettura. Il duca di Feira! Quel nome gli era noto, perchè da qualche tempo, nelle conversazioni, nelle veglie, in ogni ritrovo della signoril compagnia, era un gran discorrere di quel Portoghese, Americano, o Indiano che fosse, il quale era ricco sfondato come un principe delle Mille e una notte, e viveva solitario nella sua opulenza, alieno da ogni maniera di passatempi e da tutto quanto potesse dare alla curiosità universale l’appiglio d’una conoscenza più prossima. Solo il sindaco della città aveva posto piede nel suo salotto, e ciò perchè egli s’era recato a debito di ringraziare il nobile forestiero di uno splendido presente fatto al museo Civico e d’una ragguardevole offerta ad un istituto di carità cittadina. Accolto dallo straniero in quel modo che si conveniva al primo magistrato della città, il sindaco non avea parole per lodarsi di quel magnifico gentiluomo in guisa degna di lui. La visita era stata ricambiata il giorno seguente, e le relazioni estere dello straniero erano rimaste a quel punto. Alcuni giorni dopo, egli era partito da Genova e