Pagina:Barrili - I rossi e i neri Vol.2, Milano, Treves, 1906.djvu/322

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soverchiare da essi, è atto di poca prudenza, certamente; passarci accanto, irritandoli un poco, quasi mostrando di non temerli, è buona arte di guerra, specie di ricognizione offensiva in cui si provano le nostre forze, e si addestrano a più grosse giornate. Erano perciò andati a Parigi, ma proseguendo assai presto per Madrid, per Lisbona, per Londra; erano stati a Brusselle, a Monaco, a Vienna, a Berlino, ma spingendosi tosto a Stoccolma, a Pietroburgo, a Mosca. La Grecia, divina nelle sue memorie, vero balsamo a tutti i mali dell’anima, aveva poi la miglior parte del tempo loro. Così meglio disposti, erano passati da Atene per Costantinopoli; sempre in moto i corpi, sempre in agitazione gli spiriti, qualche vantaggio doveva pure venire.

Già più e più volte in Grecia il duca di Feira aveva veduto Aloise infiammarsi; triste a Misitra, ma per la scomparsa delle istesse rovine di Sparta; accigliato in Maratona e al passo delle Termopili, ma per la troppo lunga carestia di Milziadi e di Leonida ai tempi moderni; accigliato ancora e triste in Atene, ma più spesso esaltato per ciò che rimaneva dell’antica grandezza, dell’antica bellezza, dell’antica idealità degli Elleni. - Chi può pensare, - aveva egli detto un giorno, - chi può pensare ai propri dolori, salendo all’Acropoli? Quanta storia, quant’arte, e quanto pensiero, tra l’Erettèo e il Partenone! E il mondo ne vive ancora! -

Da Costantinopoli, ultimo lembo d’Europa, il salto alla costa d’Asia era naturale, come a dire indicato. Aloise gradì molto l’occasione di visitare la Troade. Laggiù, da occidente e da settentrione, s’era mostrato sollecito di vedere molte cose, pensando di far cosa grata al duca di Feira; ma in quelle terre orientali diventava particolarmente sollecito, singolarmente curioso per sè. Da un libraio della via di Ermete, in Atene, aveva comprati parecchi volumi, e tra questi l’Iliade; poteva dunque viaggiare la Troade con Omero alla mano. - Questo è un Baedeker! - diceva egli sorridendo al duca di Feira. - È certamente il primo della serie! -

La celia e il sorriso dicevano molto al suo Mèntore, che si lodava in cuor suo di aver condotto in quella forma il viaggio.

A quel tempo il signor Enrico Schliemann, gran milionario e gran pellegrino d’amore per la storia e per l’arte, non era anche disceso laggiù con la sua bella fede e con le sue buone squadre di manovali, per ritrovare e disseppellire i sacri avanzi di Troia. Intorno alla situazione dell’antichissimo Ilio, «raso