Pagina:Barrili - Il prato maledetto, Treves, 1896.djvu/12

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quel ponte romano i fianchi non si vedono, e l’arco è stato evidentemente rifabbricato per intiero da dugento a trecent’anni fa.

Il calesse andava benino, ed anche il mio sigaro virginia, lungi fumante, come lo avrebbe detto Omero; se al tempo suo, per consolare i tedii delle lunghe giornate, nel decenne assedio di Troia, ci fosse già stato l’uso di fumare un buon sigaro. In quella vece, se crediamo agli autori, non si fumava neanche la pipa.

Dunque, bene il calesse; bene il sigaro; ed anche una grata frescura veniva dai pioppi del fiume ad accarezzarmi la guancia. Ero contento, come può esserlo un uomo in questa valle.... della Bormida. E la signora Nina doveva essere contenta anche lei, perchè trottava lungo, brioso, a testa alta e scuotendo di tanto in tanto la sua bianca criniera.

La signora Nina, come avrete capito, era la cavalla del mio cocchiere. Il quale, dal canto suo, aveva nome Biagio; e l’ha tuttavia, perchè è giovane ancora, vigoroso e sano, mentro io scrivo queste pagine, raccontando