Pagina:Barrili - Il prato maledetto, Treves, 1896.djvu/123

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— Ebbene, vecchio Dodone, — esclamò il castellano, — veniamo da raccontare le nostre marachelle ai canonici di Santa Maria? Ci siamo ben ripulita l’anima al tribunale della penitenza? C’è dunque da sperare che saremo più giusti e più probi nel pagare i diritti al padrone?

— Venivo appunto per ciò; — disse il vecchio. — Ma tu sai che io, povero aldione, invecchiato nella fatica dei campi, non ho mai cercato altro che di accrescerne i frutti, e pago, si può dire, ogni anno di più.

— Si, lo so, vecchio amico, e mi piace di riconoscerlo; — rispose il castellano, ridendo. — Ma mi piace anche di celiare un tantino, come si usa tra amici.

— Amici! — ripetè Dodone, tentennando la testa. — È presto detto, amici! Ma tu sei il mio signore, io il tuo servo.

— E siamo tutti servi; — riprese Rainerio, mettendo per gran degnazione una mano sulla spalla del vecchio, mentre con lui si avviava verso la sua corte; — il castellano è servo del conte; il conte è servo dell’imperatore;