Pagina:Barrili - Il prato maledetto, Treves, 1896.djvu/249

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dei suoi giorni e il riposo delle sue notti. Ah, come sognerò ad occhi aperti, Ingetruda!

— E accanto alla tua donna, mio signore?

— Che vuoi tu farci? Sarà il destino che avrà voluto così. Tu non ami Marbaudo; lo hai detto. Ma potresti essere obbligata, a sposarlo. Ebbene, non avverrebbe lo stesso anche a te. di posare accanto ad uomo, e di pensare ad un altro? Ingetruda, ascoltami. Non mettiamo fra te e me queste immagini incresciose. Vuoi tu che facciamo un bel sogno?

— Facciamolo; — disse languidamente Getruda, abbandonando la testa contro la spalliera del seggiolone di quercia, e restando là, con le braccia prosciolte, nell’atteggiamento di una bella dama che ascolti la canzone di un paggio.

— Tu sei mia.... — incominciò soavemente Anselmo. — Non devi sdegnartene, bella! è il sogno che lo vuole. —

Getruda non pensava punto a sdegnarsi. Il moto improvviso della persona, con cui aveva risposto all’esordio del conte, e che a lui era parso di sdegno, o di timore, significava ben altro.