Pagina:Barrili - Il prato maledetto, Treves, 1896.djvu/270

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— Va bene; — rispose quell’altro. — Ma che diavoleria è questa mai? — soggiunse tosto, osservando il tronco rimasto nelle mani di Legio. — Eccolo da capo allungato.

— Non badare, o scabino. È una virtù del salcio, quando ò reciso di fresco. La pianta è in succhio, e il succhio lavora, non avvedendosi di ciò che ò accaduto da un capo e dall’altro del tronco. Animo, via! e correggiamo questa soverchia vitalità del succhio. —

Così dicendo, Legio diede un altro colpo del suo pennato al tronco di salcio, facendone cader mezzo sul terreno.

Per quella volta il succhio non fece più miracoli, e il manico della falce non crebbe.

— Ditemi ora, — rispose Legio, — donde avrò da incominciare.

— Da dove vorrai; — dissero gli scabini, dopo aver guardato Rainerio, e veduto che non voleva aprir bocca.

— Bene; — rispose il falciatore. — Allora sceglierei di piantarmi nel bel mezzo del prato.

— Correrai il pericolo d’incontrarti questa