Pagina:Barrili - Il prato maledetto, Treves, 1896.djvu/274

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— Come poi si confidi di vincere, mettendosi a lavoro due ore dopo i suoi competitori, io non riesco ad intendere; — soggiunse l’altro scabino. — Egli non vorrà mica giovarsi di arti magiche! In questo caso la gara non sarebbe fatta ad armi eguali, e il conte dovrebbe considerarla come non avvenuta.

— Ah, lo credete anche voi altri, che sia un negromante? — esclamò il castellano.

— Ecco.... io non so nulla di ciò.... — risposo lo scabino. — Dico che per vincere, a questa ora, non ci vuol altro che l’aiuto del demonio. Vedi là Marbaudo, corn’ò già innanzi nel suo lavoro! In due ore ha fornito il còmpito di una giornata.

— Ah! — mormorò il castellano. — Se ha da vincere Marbaudo.... vinca pure quell’altro.

— Tu non ami Marbaudo! — notò lo scabino.

— Io? perchè dici tu questo? Io non ho preferenze, nè per lui, nè per gli altri.

— E fai voti per ognun di loro, anzi che per lui, che infine è un buon giovinotto; — replicò lo scabino.

— Voti! — disse Rainerio. — Non mi pare