Pagina:Barrili - Il prato maledetto, Treves, 1896.djvu/295

Da Wikisource.

— 289 —


di un conte, L’imperatore Ottone dovrebbe vederla, e perderebbe il lume degli occhi, come l’ha perso il tuo castellano Rainerio. —

Confuso da tanti discorsi, abbagliato da tante ricchezze, Scarrone non sapeva più che dire, non sapeva più che pensare.

Prima di tutto, era egli desto, o sognava? E senza venire a capo d’intendere il suo medesimo stato, muoveva le gambe, seguitando il vincitore della gara, e vedendo a mala pena la strada.

L’accenno ad Ottone imperatore gli diede tuttavia argomento a fare una rispettosa domanda.

— Sei tu di Lamagna, mio signore? — disse egli all’ignoto e portentoso personaggio.

— Non sono, — rispose quell’altro, — ma faccio conto di andarci; so pure non incontrerò Teofania, la mia buona sorella, per cammino, di qua dalle Alpi.

— Teofania! — esclamò il banditore, fermandosi su due piedi e squadrando il suo compagno di viaggio. — Non è dessa la madre del nostro imperatore, che Dio guardi?