la temperatura, che è condizione di vita ad ogni organismo, fa godere,
amare, vivere insomma. Che fa, in quella vece, una delle donne di cui
si ragiona? Dà luce, calore e vita ai suoi pianeti? No certo; ella non
spande nè luce, nè calore, nè vita; tutto riceve da essi, e non rende
mai nulla. Gli adoratori sono altrettanti fuochi che l’hanno tolta per
centro, che la irradiano, la riscaldano, o tentano riscaldarla.
Tentano, notate bene, tentano! Invero quella levigata superficie si
riscalda un tratto; la prima crosta, l’epidermide, sente il frizzare
di quelle lingue fiammanti; ma il centro, il nocciolo dell’astro
maggiore, è un gelo eterno, e ogni alito infocato che giunge fin là,
si converte in ghiacciuolo. Quei pianeti che danzano intorno a lei,
come le mitologiche Ore intorno al Tempo, le dicono che essa è bella,
che è adorata, che il suo regno è felice; raggiano verso di lei con
tutta la potenza della gioventù e della passione; essa non riverbera
nulla, è un corpo opaco, e le rare fosforescenze che a volte ella
sprigiona, simulando la luce e il calore, non giungono neppure ai
poveri pianeti; le gode qualche cometa, che viene turbinosa dalle
profondità dello spazio