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gegno; nessuno lo ha fatto al suo cuore, che fu più grande dell’ingegno a gran pezza. Povero e venerando amico! Vivo, lo avevano fatto commendatore; si ascoltavano le sue parole come altrettanti responsi; ed era onore grandissimo accompagnarsi con lui per le vie; ma una bronchite ha rotto il filo a tutte le ammirazioni, a tutti gli ossequi. Ossequi ed ammirazioni, si sono raccolti, sdebitati in questo marmo; l’affetto solo non reputa di avere saldato il suo debito alla rara bontà dell’animo, che faceva di quest’uomo un consolatore degli afflitti, la provvidenza degli sventurati. Imperocchè quest’uomo, o signora, è morto povero in una casa presso che vuota: quello che egli possedeva, lo avevano i bisognosi; la grande autorità ch’egli avrebbe potuto mettere a frutto per sè medesimo, fu sempre spesa a profitto d’altrui.
— Non siate adunque egoista, — soggiunse intenerita la donna gentile, — e consentite che anch’io metta la mano su questa rosa, per associarmi coll’animo al vostro tributo affettuoso. Ora voi, colle vostre parole, mi dimostrate che non è tutto menzogna in questi luoghi, come avevate detto pur dianzi.
— Ho io detto ciò in forma assoluta? No certo. E poi, anche il mio ricordo, che cos’è? La virtù di quest’uomo vive nelle