Pagina:Barrili - La figlia del re, Treves, 1912.djvu/103

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sa; non si direbbe che fiutasse il vento anche lei? Contessa Fulvia Spilamberti di San Cesario! Suona bene, non è vero? E ci si potrebbe anche aggiungere Bertòla. Ce ne sono mai stati dei conti Bertòla? Voglio domandarne a Virginio, che ha imparate tante cose utili e inutili sui libri. Contessa Fulvia.... -

I monologhi del signor Demetrio non erano mai molto lunghi. Questo, che già usciva di misura, fu chiuso repentinamente dalla classica verga di Morfeo. Il bravuomo non pensò più, non sorrise più all’immagine di tante grandezze che gli piovevano in casa; si addormentò e prese a russare di gana, sommessamente da principio, come uno che preludia, poi via via rinforzando, con variati passaggi dal minore al maggiore, venendo da ultimo a certe archettate sode, metalliche, veri esercizi sulla quarta corda, che indicano ordinariamente la bontà degli organi, e la serenità di una illibata coscienza.

Virginio non aveva altro conforto nella sua infinita miseria fuor quello di sapere che il suo nome non era stato tirato in ballo dal signor Demetrio in quel malaugurato colloquio colla figliuola. Troppo gli sarebbe doluto che fosse andata altrimenti la cosa; gli avrebbe accresciuti a mille doppi i tormenti dell’anima, il pensare che la signorina Fulvia fosse informata delle sciocche speranze, delle pazze ambizioni che in quell’anima erano nate e cresciute.

Per verità, delle sue ambizioni, delle sue speranze non aveva egli mai lasciato trapelar nulla; al signor Demetrio che le voleva pur lusingare, aveva parlato in ben altra maniera. Ma se quel babbo, brav’uomo e non avvezzo a certe delicatezze di sentimento, avesse mai accennato di un suo vecchio disegno alla figlia, sicuramente non si sarebbe immaginato di far male, nascondendo che quel disegno era suo, tutto suo, e che le ambizioni di Virginio Lorini non c’entravano per nulla. In tal caso, che cosa avrebbe immaginato la signorina Fulvia di lui? E come, pensando a un caso simile, avrebbe più osato Virginio le-