Pagina:Barrili - La legge Oppia, Genova, Andrea Moretti, 1873.djvu/43

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atto primo 39

Marzia

Eccovi; fo come Iperide, l’oratore ateniese, allorquando, per guadagnare la causa della sua bella cliente, la messe in mostra nell’Areopago. Questa è l’acconciatura greca, coll’anadèma ed i capegli ricadenti a ricciolini sul fronte. A noi, con queste tunicacce, non andrebbe; ma, con una veste sontuosa, fa spicco. Non è egli vero? Eccovi; questa è la nostra stola, ma più aggraziata, colle maniche serrate al pugno da armille d’oro, stretta da due cinture all’imbusto e colla giunta dello strascico. Dite, non aggiunge maestà al portamento?

(Mirrina fa alcuni passi lungo la scena)

Vedete adesso!

(pigliando un pallio diploide dalle mani di
Birria e aggiustandolo alla persona di Mirrina)

Questo è il pallio che addoppiato si rafferma alla spalla con un bel fermaglio d’oro. Togliete questo!

(come sopra, togliendo dalle mani di Birria e spiegando un ampio velo
di fine tessuto di colore scarlatto, che aggiusterà sul capo di Mirrina)

Abbiamo il velo porporino, i cui lembi si raccolgono sulle braccia, e ravvolgono bellamente la persona. Guardate il grazioso meandro che corre a’ piè della stola! E questi sandali traforati!

(Mirrina solleva il lembo delle stola sul collo del piede)

Annia

Le armille alla noce del piede! Oh bella! Le metto subito anch’io.

Volusia

Ed io!