Pagina:Barrili - La legge Oppia, Genova, Andrea Moretti, 1873.djvu/51

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ATTO SECONDO


La scena rappresenta un tablino in casa di Marco Porcio Catone. Soffitto di legno a cassettoni, senza ornamenti, o dorature; pareti rozzamente dipinte; pochi e semplici arredi. Un Larario nel fondo, con entro le immagini di Saturno e di Opi. A destra uno stipo di ferro, con suvvi un gruppo di terra cotta, che rappresenta la lupa e i gemelli. A sinistra una tavola, su cui si vedono pezzi di stoffa e una scatola di aghi da cucire. A fianco della tavola una sedia alta con spalliera e senza bracciuoli, collo sgabello davanti, e vicino ad essa un canestro da lavoro. Sulla tavola è anche un codice dalle carte di legno.

SCENA PRIMA

Valerio, e un servo che sta per andarsene.

(Lucio Valerio è vestito a un dipresso come il suo collega Marco Fundanio nell'Atto primo. Per far varietà, può avere sotto l'angusticlavio una tunica intima, di color violetto, e sovra ambedue la toga anch'essa violetta).

Valerio

Bene, non importa; aspetterò. Va pure per le tue faccende, che, tornando egli da Tuscolo, non abbia a sgridarti.

(il servo esce)

Se Fulvia venisse! Di solito, a quest’ora, ella si aggira per l’atrio. Che è ciò?

(vedendo il codice sulla tavola)

Ah, il Trinummo, la nuova commedia di Plauto. Che vena, che festività, che sale, in questo capo ameno di Sarsinate! E come il popolo ha ragione di volergli bene! Sarà bello, come tutta la roba sua, questo Trinummo; ma io preferirò sempre l’Epidico. E perchè?