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atto secondo | 63 |
Erennio
Quando il Console tuona contro i molli costumi, egli è sempre nella dignità dell’ufficio.
Catone
Ah, ah! Bravo, Erennio! Tu almeno non citi dal greco. Andiamo, via; l’ora è tarda, e questa benedetta dignità dell’uffizio ci chiama al campo di Marte.
Licinia
Sei giunto pur dianzi!...
Catone
Ci ho le mie legioni da passare in rassegna. Cara mia, a giorni si parte. Sarei già in viaggio per questa impresa di Spagna, se Marco Fundanio non m’avesse gittato quella sua proposta tra’ piedi. Cassare la legge Oppia! Una legge che, se non la ci fosse, bisognerebbe proporla! O dove è andato a pigliar l’imbeccata, quel ragazzaccio di Fundanio? Già si capisce; me lo avran sobillato le belle patrizie! Queste poppatole non pensano ad altro che a lisciarsi, a razzimarsi, a coprirsi d’oro e di porpora, come di gualdrappe e sonagli si cuoprono i cavalli alla fiera.... Mettimele in qualche commedia, Tito Maccio, e ci faremo un po’ di buon sangue.
Licinia
Marito mio.... poichè ti vedo di buon umore.
Catone
Anzi buonissimo. Di’ su! Non ti amo io sempre anche quando alzo un pochino la voce?