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atto secondo | 65 |
Valerio
Ah, io?... Penso che le donne son pure inesplicabili, coi loro capricci.
(Fulvia, che fino ad ora è stata arcigna con Valerio,
si muove per andarsene, verso la fauce)
Catone
E bisogna frenarle!... Dove vai tu?
(a Fulvia)
Fèrmati, e fa tuo pro’ dei consigli! Oh, vedete qua, che cosa mi tocca di udire in casa mia? contro il diritto e la maestà maritale? Da brave, bandite il vecchio costume e mettetevi le leggi sotto i piedi! Oramai, non vi mancherà più che di ber vino e di costituirvi in repubblica di Amazzoni.
Erennio
(da sè, in disparte)
La donna che berrà vino, sia flagellata dal marito e poi ripudiata. È legge di Romolo.
Catone
Andiamo via, se no, perdo il mio buon umore e Plauto mi riprenderà di bel nuovo. Venite?
(a Plauto e a Valerio)
Erennio, precedimi e raduna gli altri littori. Piglierete i fasci colle scuri, poichè si va fuor del Pomerio, al campo di Marte.
(Erennio esce)
A voi altre il buon dì, e non mi preparate altre molestie; intendiamoci!
(Catone esce. Valerio si accosta a Fulvia, che non lo degna pur d'uno
sguardo; indi, inchinatosi a Licinia, si allontana, in atto disperato)