Pagina:Barrili - Monsù Tomè, Treves, 1885.djvu/19

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ritto come un i, e fresco come una rosa, ma non felice come un re, nè contento come un papa. Era serio, accigliato, pensoso, il nostro comandante di spiaggia. I doveri d’ufficio, i regolamenti, il servizio del re, passavano avanti tutto; non si spianavano le rughe fino alla domenica dopo.

Povero Monsù Tome! dopo aver operato su tutti i fiumi della Russia e tra tutti i fiaschi di Loano, egli ha pagato il suo tributo alla morte, è ritornato alla gran madre antica. È proprio vero, come diceva lui, che si vive una volta sola, nella vita!

Di tanto in tanto, a punti di luna, il bravo comandante di spiaggia raccontava le sue battaglie. I vecchi guerrieri son tutti così, da Nestore in poi. Il re di Pilo ripeteva sempre la sua famosa storia dei Lapiti e dei Centauri, che non fu certamente la più piccola tra le seccature dell’assedio di Troia. Monsù Tomè, più ricco e più vario, narrava almeno quindici episodii delle campagne di Prussia, d’Austria e di Russia. Per altro, bisognava saperlo interrogare. Come la misteriosa caverna delle Mille e una notte, egli non si apriva che ad una certa parola. Il mio vecchio amico Maso, che