Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
4 | sorrisi di gioventù |
dono; ma ancora alla nonna, che me ne ha
confermato il possesso, in un brutto quarto
d’ora, e me ne ha reso il godimento più ameno.
Com’era buona, la nonna! Babbo e mamma
mi sgridavano qualche volta; lei non mi
sgridava mai, me le passava, tutte, non riuscendo
con quelle care luminose pupille azzurrine
a. farmi gli occhiacci. Mamma e babbo
mi stavano sempre addosso per farmi studiare;
lei non mi pose mai un libro tra le
mani. Provvida, forse! Ma fors’anche è da credere
che non lo facesse lei, perchè a questo
ci pensavano gli altri. A buon conto, poichè
da bambino dormivo nella sua camera bella,
era lei che mi faceva ogni mattina star su
di buonora. Ma questo lo faceva con una frottola
in versi, mezzo italiani e mezzo genovesi;
ond’io, per virtù sua, incominciavo sempre le
mie giornate ridendo.
L’amavo molto, vi ho detto, anzi, per confessarvi ogni cosa, l’amavo sul principio anche più della mamma. Ancora non sapevo che il dar vita costasse dolori. Per sentito dire, io ero venuto dall’India e stato ritrovato al piè d’un olivo: gran fatica, farmi prendere in collo da una levatrice e portare a casa per erede del trono! Sapevo invece che un anno dopo il mio arrivo dall’India, la mia piccola vita era stata in pericolo grande, e che dal pericolo mi aveva scampato la norma. Questo si ricordava ad ogni tanto in famiglia; ed era anzi questa la ragione per cui la mia