Pagina:Barrili - Sorrisi di Gioventù, Treves, 1912.djvu/17

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figure femminili 7


ciuolo vizzo non basta, più a reggerlo. Ma essa non mi rimise in gambe egualmente; anche levato da balia e ricondotto in città, ne strascicavo una, toccando terra con la noce del piede; tanto che si temette non avessi a restarne storpio per tutta la vita. Sia lode al cielo, che non si è avverato il presagio, e respirino le ombre di lord Byron e di Walter Scott. Ma c’è scattato di poco, che quei due zoppi non avessero un famoso rivale.

Questi sono ricordi, per così dire, di mattonella. I miei proprii, quelli che mi danno la sensazione della cosa veduta, sono dell’età di due anni e mezzo. Mi ricordo ancor oggi, come ero allora, sul lastrico della piazza del Duomo, tenuto per le falde di una buona donna., chiamata Angelina, il cui nome, e più il vezzeggiativo, si adattava male alla sua gran mole carnosa. Era alta come un corazziere, e stentava, a piegarsi nella vita; grossa, tonda di fianchi come un’orca olandese; e si dondolava sulle anche, facendomi muovere davanti a sè, come un povero burattino dallo gambe cedevoli. Ma aveva un bel sorriso, quella barcaccia di donna; ed anche una bella voce, di buon metallo, non estesa di registro, ma pastosa e flessibile, quasi lisciata, inumidita da quell’ammasso di sugna ond’era costretta ad uscire, e in cui mi pareva sempre di affondare, quando ero stanco di ciampicare e l’orca olandese m’issava benignamente in coperta. Davanti a me, camminando a ritroso co-