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Pagina:Bartoli - Dell'uomo di lettere I.djvu/49

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parte prima 49

disse, le Lettere essere un veleno e una peste, Littera enim occidit (così interpretava egli quel testo1), meritò, che Tomaso Moro o per ischerno o per correzione gli scrivesse quest’Epigramma: ma in lui solo a quanti parlò?

          Magne Pater, clamas, Occidit littera. In ore
               Hoc unum, Occidit littera, semper habes,
          Cavisti bene tu, ne te ulla occidere possit.
               Littera. Non ulla est littera nota tibi.

Che la Santità senza lettere non sia e riguardevole e preziosa, non v’è chi lo nieghi. Che meglio non sia esser Santo che Letterato, chi ne dubita? Ma che non sia meglio esser Santo e Savio che Santo solamente, non so chi possa con ragione contenderlo.

Essere, come Cristo disse del gran Battista, lucerna ardens et lucens, in cui la luce col fuoco e la fiamma collo splendore s’uniscano; che appunto è il perfectum di San Bernardo, in cui concorrono amendue le parti, lucere et ardere: Avere come i Santi Animali d’Ezechiello, manus sub pennis, cioè l’operar dell’azione e il volar della mente: Portare in bocca come lo Sposo de’ Cantici, i Favi colti dal cielo e dalla terra, e aver, col Mele della Vita celeste per sè, le Cere delle Scienze illuminatrici d’altrui: Unir, come nell’Arca, la Legge e la Manna; come nel Paradiso, l’Albero della Vita con quello della Sapienza: finalmente: Amare, e Intendere, non è questo દે in terra un vestigio della beatitudine del cielo? non è esser trono degno di quel gran Monarca e Dio, che siede su ’l dosso de’ Cherubini, e vola su le penne de’ Venti?

Uno de’ più rilevati favori, che Dio faccia a’ suoi cari è il dono delle Scienze. Che se ad Abraamo, con dargli una lettera del suo nome, fece sì segnalato favore, ut quemadmodum Reges (disse Crisostomo2) præfectis suis tabellas aureas tradunt, signum videlicet principatus; sic Deus justo illi, in honoris argumentum, unam litteram dederit; che dovrà dirsi di coloro, a quali Iddio aggiunge del suo, non una lettera al nome, ma grandi Scienze alla mente; facendogli a sè tanto più simili, quanto

  1. 2. Cor. 3.
  2. Hom. 2. de verb. Isa.