Pagina:Bartoli - Dell'uomo di lettere II.djvu/138

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è l’imagine vera dello Stile Asiano. In un mondo di parole non vi dice più di quello, che altri vi direbbe in un solo periodo.

Il puro Laconico usa anzi geroglifici che parole; e in esso, come dissi delle pitture di Parrasio, plus intelligitur quam, pingatur. Studet enim, ut paucissimis verbis plurimas res comprehendat; ciò che di Tucidide disse l’ Alicarnasseo. Tre suoi gran periodi entrano in una linea. Tre linee sono poco meno d’ una compiuta orazione. Ogni parola sua, anzi quasi ogni sillaba, è, quali Demostena diceva essere i detti di Focione un colpo di scure.

Il Mezzano fra questi due, che con le elettro d’ amendue si tempera e si compone, è l’ Attico, che senza l’ insipidezza dell’ Asiano, senza l’ oscurità del Laconico, ha la chiarezza di quello e l’ efficacia di questo; e, come in un corpo ben formato, né tutto è nervo né tutto è carne, ma l’ uno v’ ha la sua parte per la forza, l’ altra v’ ha la sua per la bellezza. A lui chi toglie una parola, toglie non come a Lisia de sententia, ma come a Platone de elegantia. Ha quello, che Seneca controversista chiamò pugnatorum mucronem (di che manca l’ Asiatico); ma l’ usa con altra maniera d’ armeggiar più sicuro e più acconcio del Laconico il quale ad ogni colpo fa urla passata, e viene alle strette, e, non tirando (come diceva Regolo di sé stesso) senon punte di fitta, e tutte alla gola della causa, corre sempre pericolo ne genu sit aut talus, ubi jugulum putat.

Gli Stili differenti sotto il genere di Qualità, non hanno, come i già detti, viziosi gli estremi e ottimo il mezzo; ma s’ avvantaggiano di bontà l’ un sopra l’ altro, sì come sono l’ un più dell’ altro perfetti.

Per ispiegare la loro natura più chiaramente, raccorderò quello che insegnarono Aristotile e M. Tullio: che l’ arte del persuadere ha tre potentissimi mezzi, con che suole ottenere il suo fine: questi sono Inseguare,