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Pagina:Bartoli - Dell'uomo di lettere II.djvu/144

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144 dell’uomo di lettere

quel che altri tutto in opposto ne dicono: cioè, ch’egli, o si miri la natura, o l’uso che ha, su le bilance di buon giudicio non pesa nulla, perchè tutto è leggerezza; non ha punto di sodo, perchè tutto è vanità. Fa come gl’Indiani d’Occidente, che più stimavano un vetro che una perla, una campanuccia di rame che un gran pezzo d’oro: di questo va ricco e pomposo, et omne Ludicrum illi in pretio est1. Gli autori suoi fantasticando giorno e notte si struggono e si sviscerano il cervello, come Ragni, per tessere d’ingegnose sottigliezze le tele de’ loro discorsi.

Faticano in lavorare concetti, che il più delle volte riescono sconciature o sconcerti; fatture di vetro lavorate alla punta d’una lucerna, che solo toccate, per non dir vedute, si spezzano: e pure quanto più fragili, tanto più belle, imo quibus pretium faciat ipsa fragilitas2.

Materia di dolcissimo trattenimento è vedere i loro componimenti, quasi sogni d’infermi, passare ad ogni periodo de genere in genus, provando veramente in fatti quello stesso, che dicono, i loro concetti esser baleni e lampi d’ingegno; poichè oltre l’essere in essi il comparire e lo sparire tutto uno, nello stesso momento balzano da Oriente in Occidente, e molte volte sine medio. Ogni lor carta rassembra una coda di Pavone, da Tertulliano spiegata in faccia al Sole, tanto varia ne’colori, quanto incostante nel moto3: Numquam ipsa, semper alia, etsi semper ipsa quando alia. Toties mutanda, quoties movenda. E perchè hanno per massima, che questa maniera di comporre sia un tesser ghirlande di fiori, quæ varietate sola placent4, perciò vi caccian dentro ciò che può e ciò che non vuole entrarci: onde, în vederne le parti, vi verrà non tanto il detto quanto lo sdegno di Plinio, chè maladisse la superstiziosa cura dell’inventore d’un certo contraveleno, che con più di cinquanta diversissimi ingredienti, e alcuni di loro con particelle insensibili, si compone. Mitridaticum antidotum ex rebus quinquaginta quatuor componitur, interim nullo pondere æquali, et quarumdam rerum

  1. Sen. Ep. 115.
  2. Plin. prooem. lib. 35.
  3. Tertull. de pall. c. 13.
  4. Plin. l. 21. c. 9.