Pagina:Bartoli - Dell'uomo di lettere II.djvu/149

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che avendo ad esprimere in una statua di bronzo i furori, la vergogna, e ‘l dolore d’ Atamanta, mescolò ferro con bronzo, e rintuzzò gli splendori di questo con la ruggine di quello. Lavorio maraviglioso, quanto men ricca di materia, tanto d’ arte più preziosa, in cui la ruggine che è vizio del ferro, divenuta virtù del bronzo, mritò d’ esser pagata a peso d’ oro.

Finalmente, dove abbia a favellarsi seriamente per convincere, per riprendere, per condannare azione, vizio, o persona, uno stile che canti in vece di tonare, che in vece di fulminare baleni, gittando a salterelli come schizzi d’ una fonte i periodi che dovrebbero correre come un torrente, ognun vede quanto sia lontano dall’ ottenere ciò che pretende. Non enim amputata oratio et abscissa, sed lata et magnifica et excelsa tonat, fulgurat, omnia denique perturbat ac miscet; scrisse Plinio il Consolo al suo amico Cornelio Tacito. Nervosa ella vuol’ essere e maschile; non donnesca, mollemente acconcia, e tutta cascante per vezzi. Il suo sembiante non giuchevole e ridente, ma maestoso e severo; di cui possa dirsi come di Plutone il Poeta:

Vultus est illi Jovis; sed fulminantis.

Che vanità, dice Ippocrate, occuparsi più in ricamare le fasce, che in saldar le ferite? quasi che la bellezza delle bende sia il balsamo delle piaghe. Certe lime logore e sdentate servono ad imbrunire il ferro, e dargli il liscio, e ‘l lustro. Ma dove è ruggine, altro ci vuole. Che graffj, che morda, che scortichi. Quanto più intacca nel vivo, tanto fa meglio. Quid aures meas scalpis? quid oblectas? Aliud agitur. Urendus, secandus, abstinendus sum. Ad hæc adhibitus es. Tantum negotii habes, quantum in pestitentia Medicus; circa verba occupatus es?

Lo stile con che si combatte co’ vizj è così guerriero, come la spada; la cui bontà e finezza non e posta negli ori dell’ elsa, non ne’ diamanti del pomo, ma nella tempera dell’ acciajo. Anzi, quanto ella è più ingiojellata e più ricca