Pagina:Bartoli - Dell'uomo di lettere II.djvu/20

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tanti secoli nel silenzio e nella dimenticanza sepellite.

Questo non è far ricco il Mondo di nuove cognizioni ma di vecchi errori; né far sé stesso Maestro di quei che verranno, ma Discepolo di quei che già furono; con questa mercede, che i medesimi loro sogni, che non furono ricevuti ad occhi chiusi dal Mondo, abbiano parimente a dormire con esso noi nel sepolcro.


Come si possa, rubare da gli scritti altrui con buona coscienza, e con lode.


Ma troppo difficile impresa io m’avveggo d’avermi proposta, mentre ho preteso di traviare i nostri pensieri, dal torre furtivamente l’altrui, con metter loro inanzi e l’obligo d’arricchire con nuovi ritrovamenti le Lettere, e mercede che facendolo se ne acquista. Meglio era ch’io insegnassi, che si può rubare a tutta coscienza, e non senza obligo di restituzione, ma con guadagno di merito.

Non tutti i furti di luce, che si fanno alle ruote del carro del Sole, che sono (s’io inaFrion indovino) i libri de’ più famosi Ingegni su i quali splende e trionfa la Verità, condannano alle rupi del Caucaso e all’Aquila di Prometeo. V’è impunità di torre, pur che si tolga, non come la Luna dal Sole, che, quando più gli s’accosta e più si riempie della sua luce ne’ perfetti Novilunj, ingratamente l’eclissa; ma come chi in uno specchio di puro cristallo riceve un raggio di Sole, e con ciò non solo non lo scema di luce, ma anzi, rendendoglielo col riflesso’ maggiormente l’illustra. Così l’Api, ingegnose ugualmente e discrete,

Candida circum Lilia funduntur:

sì innocente è la loro rapina, che senza scemar l’odoroso, senza violare il bello, senza romper l’intero de’ fiori, cera e mele per sé per altrui abbondevolmente raccolgono.

La prima maniera di rubar con lode, è imitar con giudicio. Chi non e un gigante d’alta statura, saglia su le