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Pagina:Barzini - Dal Trentino al Carso, 1917.djvu/12

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2 notte veneziana di guerra

Le più belle notti veneziane sono ora notti di bombardamento. Sulla tranquillità profonda luminosa, dolce, fatata di Venezia, sulla sua pace mistica, fulmineamente la guerra irrompe col suo tumulto feroce. Tutta la città la aspetta adesso, muta, fiera, sdegnosa. Iersera non vennero, verranno questa sera. L’aria è limpida e calma: il tempo che ci vuole per dar battaglia ai monumenti.

Nessuno dorme. Qualche passo si attarda sulle rive bianche e risonanti della Piazzetta e degli Schiavoni. Fuori dei caffè chiusi, piccole comitive seggono intorno ai tavoli, nel buio, e bisbigliano. Ombre di passeggiatori si muovono lente negl’intercolonni delle Procuratie. Un orologio suona le undici. A quest’ora l’altra sera erano già arrivati: è che la luna sorgeva più presto. Non possono tardare molto.


Due o tre gruppetti di persone immobili sulla Piazza contemplano la Basilica barricata di sacchi, pallida e come diafana nel chiarore lunare, solenne, prodigiosa, vivente, e sembrano inchiodati da quella visione. Forse si chiedono con un’angoscia inespressa se fra un’ora la Chiesa sarà così, intatta, e se non c’è nelle magnificenze che i loro occhi carezzano qualche cosa che sta per morire.

San Marco si è preparata silenziosamente al pericolo. Sui suoi tetti di piombo, striato di