Pagina:Barzini - Dal Trentino al Carso, 1917.djvu/133

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la fine di cesare battisti 123

mati dalla nostra fucileria. Ma gli alpini, troppo inferiori di numero per tentare l’assalto, hanno dovuto scivolare indietro, lungo il pendio micidiale, sotto le raffiche del fuoco, tempestati ora anche da colpi di shrapnells. Hanno ripiegato così verso la sella, fino alla base del Corno. Durante questo ripiegamento il capitano R.... si è trovato vicino Cesare Battisti, silenzioso, l’occhio ardente, seguito dai pochi soldati rimasti della sua compagnia.

I superstiti si sono trincerati con delle pietre, dalle quali le pallottole facevano spruzzare nuvolette di polvere e di schegge. La grandine dei colpi era tale che gl’interstizi erano continuamente attraversati dal piombo e ad ogni istante un tiratore si rovesciava ferito. Il capitano aveva il mantello lacerato dai proiettili e l’elmo sforacchiato. Erano le cinque. Un pezzo austriaco da 110 profittava della limpidità soleggiata del mattino per tentare di colpire in pieno la trincea. I due ufficiali si sono consultati.

È stato un consiglio di guerra breve e solenne, in mezzo al sangue che scorreva sull’erba.

— Che cosa facciamo? — ha chiesto il capitano, ma aveva negli occhi la risposta.

— Resistere! — ha detto Battisti.

— Certo, resistere! — ha ripetuto il capitano, un giovane che poteva essere suo figlio. —