Pagina:Barzini - Dal Trentino al Carso, 1917.djvu/144

Da Wikisource.
134 l’assalto prodigioso


che hanno il colore violento di immense cave di pietra, tutti solcati da camminamenti, rigati dalle fasce nebulose e scure dei reticolati. Ad un tratto, tutto questo è sembrato sommuoversi, ribollire, agitarsi in una convulsione di nubi del colore della terra e dense da parere immani e subitanee escrescenze del suolo. Migliaia di granate, miriadi di esplosioni, davano alle posizioni nemiche un non so quale profilo mobile e fluido, inverosimile e tremendo.

Sorgevano uno vicino all’altro i cumuli di fumo e di polvere, gonfi, lenti, opachi, svolgendo pesanti rotondità in vortici pigri, e si allargavano, si spandevano, coprivano tutto, aprivano alta nel cielo la loro solida mole, invadevano il sereno come se venissero da un temporale fantastico che balzasse su dalla terra, e sempre più grandi e più lievi si abbandonavano al vento. La loro ombra lunga passava sulla campagna, ondulando.

Erano nubi bianche, nubi gialle, nubi grigie, nubi fulve, a seconda dell’esplosivo e del calibro, un montonamento di vapori grevi. Certi proiettili potenti gettavano in aria colonne di terriccio altissime, con un effetto da fontana, come le esplosioni delle mine nel mare, e la massa dei detriti ricadeva lenta a pioggia. Le grosse bombe da trincea lanciavano fasci di razzi neri, aprivano giganteschi fiori di fumo