Pagina:Barzini - Dal Trentino al Carso, 1917.djvu/160

Da Wikisource.
150 il guado dell’isonzo


armi! Uscite fuori!». Gli austriaci da dentro non vedevano che baionette sporgere sullo sfondo luminoso dell’ingresso. Si arrendevano.

Ma una caverna ha resistito. Alle intimazioni rispondevano fucilate. Era la caverna più grande, quella che serviva di residenza al comando austriaco del Sabotino e al nucleo più forte della difesa. I nemici rintanati aspettavano il contrattacco. Non ritenevano la partita, e la posizione, perduta. Troppo avevano ripetuto, stampato, e creduto il Sabotino definitivamente inespugnabile. Non riuscivamo a persuadersi. Si riserbavano per la riscossa.

Tutto il giorno, tutta la notte, parte del giorno dopo sono rimasti lì. Arriviamo in tempo per assistere alla soluzione del bizzarro episodio.


Un capitano era stato incaricato dell’operazione. Rimasta inutile ogni esortazione orale, ha cercato delle incitazioni più energiche. Una mitragliatrice, piazzata alla bocca del covo, ha martellato l’ombra. Nessun effetto. La caverna era tortuosa e il piombo non colpiva che la pietra. Si udiva all’interno un vocìo di moltitudine.

Non bastando il fuoco si è pensato al fumo, e il capitano ha chiesto di urgenza qualche bidone di petrolio. Le fiamme divampano all’ingresso orientale del rifugio sotterraneo spandendo per la montagna un odore di lampada