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180 il san michele espugnato


Non è possibile vederne i limiti. Sembra che le nostre punte, formate forse da compagnie cicliste, abbiano sorpassato Merna, presso la confluenza del Vertojbica col Vippacco. Ma il fuoco, sopra tutto sulle alture di San Marco e sul San Gabriele, montagna dall’aspetto formidabile, indica che noi fronteggiamo una linea di resistenza organizzata.

Gli austriaci, probabilmente, non hanno potuto costruire anche lì di quei loro terribili sistemi di fortificazioni a groviglio che costringono alla guerra di assedio, ma certo vi hanno fatto lavori, da tempo, e gli austriaci del resto sono rapidi preparatori di posizioni. Filo di ferro e mitragliatrici costituiscono la base della loro difesa. Trattengono e falciano. In terreno non familiare, difficile, coperto di coltivazioni, i nostri soldati si trovano fermati da reticolati profondi, sotto un fuoco intenso del quale non è sempre possibile riconoscere subito la provenienza. Le trincee nemiche sono mascherate da filari di vigna, dai recinti, dalle siepi. Bisogna identificarle urtandovi contro, e bisogna che l’artiglieria avanzi, che la lenta forza demolitrice abbia il tempo di arrivare, che tutta l’organizzazione dell’offensiva si sposti. Per un tempo, sia pur breve, la lotta si immobilizzerà su questa linea, la cui vera forza di resistenza deve ancora rivelarsi.