Pagina:Barzini - Dal Trentino al Carso, 1917.djvu/222

Da Wikisource.
212 l'attacco


Dal Carso discendo ora stordito, commosso, incapace di dare subito un ordine alle mie impressioni, con l’anima piena di tumulto, e porto negli occhi una visione straordinaria di battaglia rimastavi come un bagliore; un turbinìo perenne di uomini e di fumo dal quale non so più distaccare il pensiero e che seguo palpitando.

Dal Crai Hrib, la vetta rocciosa che torreggia ad oriente di Doberdò, si dominava la linea di attacco sull’altro versante del Vallone. Al sud la famosa Quota 144, isolata, rigata dai trinceramenti nemici, col mare per sfondo e il castello di Duino, massiccio e pallido, nella lontananza. Di fronte, vicine, le due Quote 208, due alture gemelle, singolari, sterpose, sassose, selvagge, separate da un’insenatura, trasformate in due possenti ridotte austriache. Più oltre un biancheggiare di edifici, un gregge di case fra la boscaglia: Nova Vas, occupata ancora dagli austriaci. E vicino, a sinistra, in un folto d’alberi, Oppacchiasella, occupata da noi. A nord, il Nad Logem, gonfio, oscuro, che ricorda il monte San Michele. Lontano, grandi ondate di monti, le gradinate del Carso che si sollevano fino al ciglione dominante la valle del Vippacco. Su tutto questo un cielo oscuro, minaccioso, un’atmosfera velata, un’ombra livida, un’ombra crepuscolare, sinistra, angosciosa.