Pagina:Barzini - Dal Trentino al Carso, 1917.djvu/237

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di difesa ancora intatte si scoprivano talvolta dietro alle prime. Era necessario riprendere il lavoro di demolizione. Una quantità di mitragliatrici si smascherava ad un tratto dove pareva che tutto fosse sconvolto. Ma dove sono più lenti, i progressi sono più importanti. Sono i pilastri che resistono maggiormente in un edificio che crolla: è la caduta dei punti di appoggio, che rende la rovina definitiva.

Dal santuario di San Grado, che non si riconosce più, sventrato, sforacchiato, senza facciata, senza quei suoi due campanili gemelli che lo facevano scorgere da tutta la pianura friulana, con i muri del convento sfondati, ingialliti dalle vampe, circondato da trincee piene di morti, fino al settore di Monfalcone che si sfalda, sotto a nuovi bombardamenti, la battaglia continua. Continua per vette e per valloni, nei boschi e sulle rocce, e arriva al mare, sulla sponda, dove si combatte fra le paludi, di fronte all’Adriatico, calmo, luminoso e deserto.


LA NUOVA LINEA SI RAFFORZA.

18 settembre.

Su tutta la nuova linea delle posizioni si lavora. Da una parte e dall’altra è un tramestìo di picconi che beccano la roccia. Si ode fra lo scoppiettare rado delle fucilate questo sordo