Pagina:Barzini - Dal Trentino al Carso, 1917.djvu/273

Da Wikisource.

l’avanzata 263


che dopo due giorni di combattimenti accaniti, fra assalti e contrassalti incessanti, pareva giunta alla immobilità di un temporaneo equilibrio, ecco che si sposta. La colata di lava che sembrava rappresa, riprende il cammino più incandescente e più fluida di prima. Questo ultimo sforzo, questa pressione subitanea che si determina meravigliosamente nell'ora della stanchezza, trova il nemico in ritirata sopra notevoli settori della fronte.

È più che altro una modificazione di fronte, lenta, combattuta, tenacemente protetta, della quale possiamo immaginarci i limiti. È difficile in quest’ora determinare quale è la nostra linea mutevole, tutta movimento: ma si indovina quale sarà. Probabilmente il nemico ripiega sulle forti posizioni intermedie, già apprestate a difesa fra i suoi formidabili trinceramenti di Castagnavizza e quelli che l’offensiva attuale gli ha strappato. Sloggiato dalle possenti organizzazioni di resistenza di Nova Villa e della Quota 208 nord, veri sistemi di fortilizi campali, respinto dai capisaldi ai quali si aggrappava solidamente la sua sinistra sul ciglio dell’altipiano, sopraffatto al centro con l’espugnazione di complicate ridotte alle quali si annodava la difesa delle strade e dei varchi fra Nova Villa e Locvizza, costretto a cercare solidi appoggi sotto la pressione del nostro attacco, esso accenna ad una conversione che