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306 la manovra vittoriosa


si aspettavano i nemici, dopo questi bombardamenti, di vederle balzar fuori impavide, ardenti, veementi.

Dopo cinque minuti dall’inizio dell’assalto, alle undici e un quarto precise, era già segnalata la conquista della prima linea austriaca al nord di Loquizza. La linea era spezzata in due punti. Si è visto sul sasseto cinereo uno sparpagliamento frenetico di battaglioni pernici in cerca di uno scampo, che non trovavano più. Erano presi in mezzo. Ovunque corressero si trovavano di fronte a plotoni italiani che abbassavano le baionette urlando: Giù le armi! Arrendetevi! Le prime carovane di prigionieri scendevano folte per i camminamenti, correndo. Un atletico maggiore dei kaiserjäger, presso alle rovine del miserabile villaggio di Loquizza, consegnandosi ad un capitano dei bersaglieri, gli ha steso la mano ripetendo con aria stupefatta: Bravi! Bravi! — L’assalto proseguiva verso i suoi grandi obiettivi.

Penetrata la prima e la seconda linea nemica nella sella fra il Pecinka e il Veliki, un reggimento di fanteria mutava bruscamente direzione, si avventava a sinistra, saliva verso la vetta del Veliki Hribach, più alta di quasi duecento metri. Saliva di corsa sul declivio arido, roccioso, nudo; il monte non ha vegetazioni sul fianco meridionale. L’assalto av-