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326 la gloria dell'ala destra


si buttarono avanti alla baionetta, rioccuparomo le trincee nemiche, sostennero i contrattacchi. Nel frattempo la pressione nemica contro al Pecinka scemava, la conquista nostra arrivava al Fajti, e dal Pecinka stesso l’avanzata italiana stava per riprendere con slancio nuovo. Ma la controffensiva austriaca, rintuzzata al centro, infuriava nuovamente alla nostra destra. Fino alla sera il combattimento ha continuato verso la 208. Alla fine nuovi tratti delle posizioni avversarie sono rimasti nelle nostre mani, a ponente di Lucatic.

Una fortissima trincea austriaca in quel settore è stata tenuta tutta la notte da due piccoli nuclei, appena una compagnia, decisi a resistere fino alla morte. Si erano asserragliati fra i «cavalli di Frisia», alle due estremità della trincea, e tenevano duro. Ogni momento la fucileria lacerava l’ombra intorno a loro. Un fuoco di interdizione li isolava. La loro sorte era seguita con ansia dai Comandi. «Hanno ripiegato?» chiedeva d’ora in ora il telefono.

«No, reggono sempre!» rispondevano dalle

prime linee. E nel lampeggìo degli schrapnells, verso quei prodi strisciavano plotoni di rincalzo, uomo per uomo, carichi di sacchi. L’occupazione si allargava, si completava lentamente, si rafforzava. Alla mattina del 3, la trincea, solido punto di appoggio, era saldamente unita al nostro sistema.