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UNA METEORA TRICOLORE SU TRIESTE.

Dalla fronte, 8 novembre.

Dopo il tramonto, quando l’estremo riflesso del crepuscolo svaniva sopraffatto dal chiarore tenue della luna appena sorta e la notte si allargava profonda, calma, piena di un diafano pallore di lievi brume soffuse, si videro scintillare nel cielo vividi bagliori. Su tutto il litorale, da Monfalcone a San Giorgio di Nogaro, balenavano strani bolidi; era uno sprizzare incessante di faville intorno a raggi candidi di proiettori, eretti come colonne di luce subitamente comparse, sottili e sterminate. Sulla terra palpitavano vampe rossastre che accendevano a tratti ampie nubi di fumo pesanti e basse. Arrivavano da laggiù incessanti boati. Pareva che i fuochi della battaglia, i quali infiammavano ancora le flagellate pendici della Quota 208, avessero dilagato lontano sulla pianura e nell’aria. Un rombo possente, eguale, sonoro, scendeva dallo spazio. Le scintille erano scoppi di shrapnells, le vampe erano colpi di cannoni ed esplosioni di bombe austriache, il rombo emanava da un vasto tur-