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348 l’eccidio degli inermi

Davanti allo sterminio esecrando, un solo istinto insorge, un solo pensiero si formula netto, una sola parola viene alle labbra: Vendetta! L’immensa folla, solenne, devota e taciturna che accompagnava ieri i primi cadaveri al cimitero, non aveva altro nel cuore: Vendetta! Mai lo sguardo di una moltitudine ha espresso insieme tanta pietà e tanto odio. Nella sua quiete spaventosa il popolo di Padova, adunato intorno ai suoi morti, metteva paura. Le salme dilaniate ricevevano un addio pieno di una commozione formidabile. Il silenzio era così vasto e terribile, che dalle vie gremite non saliva altro rumore se non il rombo cupo dei camions che portavano le bare e lo scalpiccio eguale dei soldati armati che facevano scorta. Quaranta o cinquantamila persone si accalcavano lungo il percorso, e miriadi d’occhi seguivano il convoglio con un’espressione dolorante e fiera. Non una voce. Gridavano per la folla le scritte attaccate sulle porte chiuse: «Viva l’Italia!» Da per tutto si leggevano queste tre parole. Sembravano una risposta al gesto d’intimidazione del nemico. Volevano atterrire Padova, gli austriaci, massacrando? Viva l’Italia! Cadevano sui feretri, mollemente, i fiori gettati dai balconi. Dei petali, volteggiando come una nevicata, si posavano sui berretti dei soldati che fiancheggiavano i carri, i soldati della guardia d’onore. Erano funerali di guerra,