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58 la battaglia nella foresta

Qualunque sia la sua razza, qualunque siano i suoi pensieri, le sue aspirazioni, i suoi ideali, il suo coraggio, sia tedesco o slavo, italiano o tseco, l’austriaco, preso nei meccanismi del suo esercito, è costretto ad essere un buon soldato, magari con le mitragliatrici che gli sparano alle calcagna.

Quando si vedono e si interrogano i prigionieri, catturati spesso dopo strenue lotte, si è sorpresi dalla loro assoluta indifferenza per la causa austriaca e dal loro egoismo. Sono al primo momento pieni di idee false su di noi, temono la ferocia italiana della quale hanno sentito tanto parlare, e non di rado il loro eroismo non era che paura, paura di arrendersi. Anche questo fa parte dell’organizzazione; si creano errori e spaventi di menzogna nell’animo delle truppe come si mettono dei reticolati. Una volta sotto il reticolato delle false idee, l’anima è presa e non c’è più niente. Il prigioniero si preoccupa della sconfitta del suo paese come del prossimo eclissi solare.

La lotta è dura nelle foreste, preparate in pochi giorni alla resistenza, piene di sorprese inimmaginabili. Le raffiche delle pallottole arrivano da direzioni inaspettate. Scende dall’alto il loro sibilo ronzante, che fa pensare alla vibrazione breve di immense corde musicali tese nello spazio, al suono dei fili telegrafici toccati da un sasso; i ramoscelli e le foglie stron-