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la battaglia sulle vette 65


qua e là le sue volute, balzando su improvvisamente dagli scoppi in forme grigie, dense, enormi, che si divincolano, si attorcono e si dissipano, con qualche cosa di spettrale, trascinando sulla campagna la loro grande ombra che svanisce. Il fumo degli incendi turbina nei villaggi demoliti, ne empie le stradine morte, ingombre di macerie, e le sue spire diafane si inseguono in fondo ai crocicchi degli angoli franati, animate e fuggenti. Il fumo è la sola cosa che viva, di una vita favolosa ed effimera, e lo sguardo è continuamente chiamato dall’apparizione successiva di nembi che sorgono gesticolanti dalla terra squarciata.

Delle rovine di Asiago e delle rovine di Gallio hanno ricominciato a bruciare sotto le granate incendiarie. Le casette scoronate e bucate dei villaggi che biancheggiano aggruppate in mezzo alle praterie come greggi spauriti, esalano nubi grige che la brezza trasporta e disperde nel sereno. Il rimbombo e l’eco delle cannonate scrosciano con lievi intervalli nella vallata risuonante, e scende dall’alto il fragore uniforme delle granate maggiori che solcano lo spazio col loro strepito cupo di treni in fuga. Da ieri la battaglia è entrata in una nuova fase di attività.


Dopo un rallentamento durato tre giorni, causato dalle nebbie e anche dai preparativi per