Pagina:Barzini - Dal Trentino al Carso, 1917.djvu/79

Da Wikisource.

la battaglia sulle vette 69


late da foreste. Avanti ai loro trinceramenti gli austriaci hanno denudato i tronchi in basso, hanno tagliato i rami più vicini al suolo per aprirsi un campo di tiro, ma hanno lasciate intatte le chiome degli alberi; l’ombrosa vôlta di fronde si chiude su di loro e li cela alle esplorazioni aeree e alla vigilanza degli osservatorî. Spesso l’artiglieria non ha altra guida che le perlustrazioni delle nostre pattuglie. Si crede di avere sconvolto dei trinceramenti, di aver distrutto dei reticolati, e le fanterie, strisciando avanti, trovano gli ostacoli intatti.

Si ricorre ai tubi esplosivi, alle mine aeree, alle bombarde, alle tenaglie, e in molti punti la nostra linea si porta così a contatto col nemico, salendo fra gli sterpi e fra gli scogli coperti di musco, nella foresta oscura. I soldati passano curvi e rapidi da un riparo all’altro, fra i tronchi, sorreggendo delle pesanti pietre sulle spalle, e a furia di sassi e di zolle si creano dei piccoli ripari a semicerchio, appoggiati ai fusti che da una parte e dall’altra le pallottole feriscono, graffiano, cincischiano.

In ogni riparo, due, tre soldati si rannicchiano, sparando fra gl’interstizi. Le successive linee di attacco rimangono segnate da queste minuscole e rudimentali ridotte, che portano impresso il segno dei corpi accoccolati sopra strati di fronde, in uno scintillamento di bossoli. Delle granate a mano inesplose, dalle forme strane,