Pagina:Barzini - La metà del mondo vista da un'automobile, Milano, Hoepli, 1908.djvu/140

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94 capitolo v.


una gran folla ci attendeva, messa in curiosità dal va e vieni della cavalcata mandarinale. Ci ha circondato, sollevando un polverone d’inferno, e ci ha accompagnati ad un caravanserraglio.

La nostra non è stata precisamente un’entrata trionfale. Ricevevamo quell’accoglienza popolare che per solito è riserbata alle compagnie di acrobati ambulanti: lo stesso pubblico, buontempone, curioso, e straccione, avido dello spettacolo e pronto a disperdersi al momento della questua. Siamo entrati nella corte dell’albergo, e la gente appresso. L’automobile s’è fermata nel mezzo, e il pubblico ha fatto cerchio. Non v’era modo di allontanarlo. Che volete, lassù vedono gli europei così raramente, hanno così poco contatto con loro, che non hanno avuto modo di conoscerli bene: perciò non li odiano. Avevamo un pubblico benigno e paziente. S’interessava ai nostri indumenti, ci ammirava dal cappello alle scarpe, sorrideva al suono delle nostre parole, e aspettava. Aspettava qualche prodigioso avvenimento degno di esseri che passano per prodigiosi; per di più i nostri coolies parlavano alla folla delle meraviglie del chi-cho.

L’amor proprio di Ettore subiva la pressione di parecchie atmosfere; Ettore soffriva; fin da quando avevamo incontrato il figlio del mandarino egli avrebbe voluto staccare il traino ed entrare a Hsin-wa-fu a tutta velocità. Alla fine sentì improvvisamente bisogno d’uno sfogo: girò la manovella del motore, impugnò il volante, abbassò la leva della messa in marcia. L’automobile balzò avanti e incominciò una furibonda corsa in giro al cortile, in mezzo ad una confusione indescrivibile, a un fuggi fuggi tumultuoso. Gli spettatori non sapevano dove rifugiarsi, correvano qua e là come si fossero trovati rinchiusi con un toro in furore. Ma si sono accorti subito che il toro era ammaestrato, che girava regolarmente intorno al pozzo, che ripassava con esattezza negli stessi punti, e non aveva la minima intenzione di far stragi. Allora si sono fermati. Però un altro pericolo più grave assai per loro è comparso in quel momento. È entrato dalla porta sotto forma d’una squadra di soldati cinesi armati di bastoni, coman-