Pagina:Barzini - La metà del mondo vista da un'automobile, Milano, Hoepli, 1908.djvu/325

Da Wikisource.

sulle rive del baikal 273


così interpellate si erano allontanate a capo chino. Si trattava evidentemente di esiliati politici con i quali i gendarmi temevano noi potessimo avere dei rapporti. Ma possedevamo un documento magico: la lettera del Direttore generale della Polizia dell’Impero. Essa produsse un effetto enorme. Tutti i sospetti si dissiparono per incanto, e conquistammo di colpo la più grande e immeritata considerazione delle autorità. Noi ne profittammo per domandare informazioni sulla strada che gira intorno al Baikal diretta a Irkutsk.

Ci sorrideva il progetto di raggiungere Irkutsk per quella via.

Nel programma della Pechino-Parigi si prevedeva la traversata del Baikal in battello. Era giusto: si passano così i fiumi, e il Baikal ha più l’aspetto d’un enorme corso d’acqua barrante la strada, che di un lago. Ma poiché esisteva una via sulla riva, noi volevamo tentarla. Le informazioni però erano pessime. Già a Verkhne-Udinsk ci avevano detto che i ponti sui fiumi principali erano crollati e gli altri stavano per crollare. A Missowaja ci ripeterono la stessa cosa. Ma tutti parlavano per “sentito dire„; nessuno aveva visto quella strada da dieci anni. Non volevamo abbandonare l’impresa senza averla tentata. Bisogna confessare che le traversate dell’Iro e della Bolshaja-Rieka ci avevano conferito una fiducia ed una confidenza eccessive in fatto di fiumi. Non credevamo che i piccoli corsi d’acqua al sud del Baikal fossero così importanti da non essere guadabili in qualche punto accessibile del loro corso. Decidemmo dunque di partire l’indomani per questa esplorazione idrografica. La macchina era in eccellenti condizioni — dalla partenza da Pechino non avevamo avuto bisogno che di cambiare una sola pneumatica alla ruota posteriore sinistra —, avevamo combustibile e lubrificante per mille chilometri, viveri per tre giorni; potevamo arrischiarci dunque anche in regioni completamente disabitate.

Dormimmo in terra, perchè lo Starosta se aveva una camera non aveva dei letti (il letto è un lusso in Siberia, dove nell’inverno si dorme sulla stufa calda e nell’estate sul pavimento)