Pagina:Barzini - La metà del mondo vista da un'automobile, Milano, Hoepli, 1908.djvu/327

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sulle rive del baikal 275


lite, con i tetti caduti o cadenti, le imposte sfondate, le camere invase dall’erba. Parevano dimenticate dopo una guerra ed un saccheggio. Una devastazione indicibile ha percorso la vecchia strada maestra siberiana. Essa sta scomparendo dopo aver portato fino all’Oceano Pacifico la potenza russa. È già morta, ed ora si dissolve. Noi non vedevamo più che una apparenza di questa gran via della conquista. Comminavamo nel letto disseccato d’un fiume d’umanità e d’un fiume di ricchezza. Quella strada ha visto passare l’armata di Murawieff-Amursky che diede alla Russia nell’Oriente la più bella rivincita di Crimea, ha visto passare la deportazione e l’emigrazione, tutto il dolore e tutta l’audacia che hanno creato in cinquant’anni un popolo fra il lago e il mare, ha visto passare milioni d’oro dalle miniere di Blagowieshchensk e milioni d’argento dalle miniere di Nertshinsk sui convogli scortati dai cosacchi a cavallo. Su questa arteria che ha dato la vita ad un mondo, noi dovevamo prepararci ogni tanto il passaggio con gli attrezzi.

I parapetti dei ponti erano caduti; nessuno li aveva divelti, poiché stavano lì, rovesciati dal peso della neve o dalla violenza del vento. I ponti stessi si sarebbe detto che resistessero soltanto per abitudine. Noi avevamo troppa fiducia in quell’abitudine. Fummo guardinghi attraversando i primi, poi non vi pensammo più. Ci eravamo persuasi che fossero molto più forti di quanto non dimostrasse la loro apparenza. Qualcuno tremava e scricchiolava, ma senza conseguenze. Cercavamo di evitare le tavole rotte, e le altre si abbassavano, oscillavano, ma ci portavano. Una volta sola, sopra un piccolo ponte, sentimmo uno schianto; l’automobile ebbe un istante d’incertezza, un rallentamento repentino, ma balzò avanti sul terreno solido, mentre alcune tavole cadevano a rifascio, e sul piano del ponte appena attraversato si apriva una gran buca.

Dopo tre ore giungemmo al primo dei famosi ponti crollati, sul fiume Mishika. Il fiume era largo e veloce. Le alture, intorno, avevano ancora la sommità striata dal bianco delle nevi. Tro-