Pagina:Barzini - La metà del mondo vista da un'automobile, Milano, Hoepli, 1908.djvu/356

Da Wikisource.
302 capitolo xiii.


— Scenda adesso, lei che non può saltare, scenda!

Ma le gambe mi rifiutavano per il momento il loro modesto e necessario aiuto. Fortunatamente un’ultima spinta concorde e poderosa trasse l’automobile fuori dai suoi alveoli, e fuori dal pericolo. Lasciammo passare il treno — era un vilissimo treno merci, assolutamente indegno dell’onore di schiacciarci — e proseguimmo il viaggio sulla linea. Un’ora dopo giungevamo a Tankoy, tutta nuova, che offriva un panorama di tetti fiammanti. Era tardi. Il cielo s’era fatto grigio, nuvoloso ed oscuro. Faceva freddo.

La popolazione conosceva già la nostra avventura del ponte, ed era venuta a vederci arrivare. Tutti ci salutavano gravemente. Alcuni giovani arrivarono fino all’applauso. La strada era tenuta sgombra da soldati armati di fucile. Un ufficiale di polizia si appressò salutando, e consegnò al Principe una carta; era il permesso formale del Governatore generale della Siberia di percorrere tutta la linea ferroviaria fino ad Irkutsk, permesso che era stato mandato telegraficamente a Missowaja per risparmiarci di aspettare la posta.

Stabilimmo il nostro quartier generale nel buffet della stazione, e avanti ad una buona e meritata bottiglia di champagne discutemmo i nostri piani. Dovevamo continuare a percorrere la strada ferrata? Ne avevamo percorsi sessanta chilometri. Il viaggio non presentava nessuna difficoltà; era d’una semplicità banale. Da Tankoy non avremmo avuto più nemmeno l’emozione del sopraggiungere dei treni, perchè l’automobile sarebbe entrata ufficialmente in servizio come un convoglio facoltativo. C’informammo se fosse stato possibile riprendere da Tankoy l’antica strada maestra. Le notizie che raccogliemmo subito non ci lasciarono alcuna speranza: la strada praticamente non esisteva più. Tutti i ponti erano distrutti. Ora, la pista ferroviaria era una facilitazione: il ferry-boat ne era un’altra. Non potendo seguire la strada maestra dovevamo ricorrere ad una delle due. Perchè la linea ferroviaria piuttosto del battello? Noi eravamo arrivati all’estremo lembo dei