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394 capitolo xviii.


sportavano tronchi di pino. A mezzogiorno, superate delle dune, abbastanza faticose per il motore, arrivavamo in un grosso villaggio: Zowodonowskaja.

All’ingresso del villaggio stavano delle troike superbe, i cui magnifici cavalli neri, scuotendo impazienti le teste nervose, facevano trillare sonagliere d’argento; sui dugà oscillavano dei campanelli; i cocchieri dai capelli lunghi e le barbe fluenti vestivano armiak sgargianti alla circassa, con vistose cinture, e portavano gli abiti imbottiti alla vecchia moda russa, per la quale il cocchiere stylé appare enorme, mastodontico, più largo che alto. Il servo di grande famiglia deve essere grasso in Russia, per dimostrare l’opulenza e la generosità dei padroni. Quelle troike aspettavano noi. Un ricchissimo mercante siberiano, proprietario di miniere nei dintorni, voleva offrirci da colazione in un suo possedimento vicino. Accettammo. L’automobile fu lasciata nel villaggio, e noi, insieme al nostro ospite e ad alcuni suoi amici, prendemmo posto nelle troike; e via a corsa sfrenata fra nembi di polvere, tenendoci abbracciati per non essere sbalzati via dai piccoli seggi senza spalliera.

In genere le vetture veramente russe non sono eccessivamente comode; occorre una certa abilità per reggervisi; si direbbe che i russi amino aggiungere ai sedili dei loro veicoli le attrattive della sella; bisogna conoscere i segreti e le risorse dell’equitazione per servirsi impunemente di quelle carrozze. Ma esse sono create per essere veloci, e fanno godere, per la loro stessa semplicità, per la loro leggerezza, tutto il piacere della corsa. L’attacco a troika ha qualche cosa di classico; potrebbe essere l’attacco d’un carro romano. I cavalli vi sono disposti con una simmetria scultoria: nel mezzo il gran trottatore, ai fianchi i due volantini che galoppano. E galoppano divergendo le teste, con i musi volti all’esterno e trattenuti così da robuste tirelle; i tre cavalli sono disposti come quelle delle bighe trionfali.

Andavamo furiosamente per sentieri sabbiosi; quindi entrammo fra boscaglie, e mezz’ora dopo la steppa si trasformava miraco-