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nel bacino del jenissei 349


dovevamo dormire vestiti, avvolti nelle pellicce, su delle brande nude, con un sacco o la macchina fotografica per cuscino. Ci sfogavamo alla mattina a fare le nostre abluzioni a grand’acqua nei cortili, con sorpresa dei siberiani che usano lavarsi sotto una specie di contagocce, il quale lascia cadere un bicchier d’acqua in mezz’ora. I mujik poi, quando sono in vena di lavarsi il viso, si empiono la bocca d’acqua, per riscaldarla, la risputano un po’ alla volta nel cavo delle mani, e si lavano.... In Siberia. — Il nostro pubblico.

Il comandante la polizia, presso il quale avevamo preso il thè alla sera, dopo il pranzo, ci aveva avvertiti che, oltre ai soliti banditi, v’era da temere un altro pericolo: i pantani. Dovevamo stare attenti a prendere la strada giusta per Marinsk, dove volevamo pernottare l’indomani, 9 Luglio, e non perderci nei meandri paludosi della pianura del Tschulym. Per evitare questa disgrazia ci offrì la guida di un suo luogotenente, il quale ci avrebbe condotti sulla strada sicura. Alla mattina infatti, il luogotenente, in un tarantas attaccato a due splendidi cavalli, ci precedeva.