Pagina:Barzini - La metà del mondo vista da un'automobile, Milano, Hoepli, 1908.djvu/55

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da parigi a pechino 13


l’ira degli dei. Lasciarle a Pechino era come lasciare il nemico nella propria fortezza. Meglio valeva mandarle via al più presto. E il Wai-vu-pu offrì i passaporti. Sì, ma per la Manciuria.

La battaglia diplomatica si riaccese. Nuove note, nuove visite, e nuovo thè. I cinesi perdevano terreno. Consentirono alla fine a mandare dei passaporti per la Mongolia, senza però nominarvi l’automobile. La Legazione d’Italia li respinse. Il Wai-wu-pu mandò allora dei passaporti che sembravano atti d’accusa. L’Itala ad un alt presso Che-to-sa.
(A sinistra il Principe Borghese ed Ettore a destra).
“Il chi-cho è una cosa nuova in Cina — dicevano quei preziosi documenti — ragione per cui il Governo Cinese non si assume alcuna responsabilità riguardo al viaggio. Al contrario ritiene il viaggiatore pienamente responsabile d’ogni male o danno che potesse derivare per colpa sua e del suo carro e autorizza le autorità a sequestrargli denaro e oggetti come garanzia delle indennità che egli dovesse eventualmente pagare„. Era una perfetta autorizzazione a svaligiarci. La legazione italiana respinse anche gli atti d’accusa, annunziando al Wai-wu-pu che il principe Borghese ed i suoi