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l'assalto 111


che la montagna entri nella lotta, che faccia la sua guerra; oppone ad ogni passo le sue barriere, baluardi giganti che hanno l’abisso per fossato, e bisogna vincere lei prima di vincere il nemico. La battaglia del Pal Piccolo ha avuto uno sviluppo lento, grandioso e terribile di vasta azione, per giorni e per notti, ed era tutta contenuta fra le orride scabrosità di una cima spesso immersa nelle nubi. Nessuna vetta ha mai sollevato verso il cielo sui suoi dorsi glaciali tanta moltitudine, tanta vita e tanta morte.

In qualche minuto il fuoco nemico ha abbattuto il comandante della compagnia dei bersaglieri, il quale ascendeva in testa della truppa, obbligata a procedere in fila indiana, ha abbattuto due tenenti e alcuni soldati. Impossibile avanzare più oltre. La compagnia ha appoggiato a sinistra, cercando riparo a ridosso di trinceramenti coronanti un costone, e si è fermata. Era l’alba.

Nella supposizione dolorosa che i difensori della cresta perduta fossero prigionieri, e che la linea fosse sfondata, si sono cominciati febbrilmente i lavori per fortificare una seconda linea di appoggio. Sopra un massiccio, un formicaio di bersaglieri si è messo all’opera, scavando trinceramenti nella neve. Dietro questa seconda linea si concentrarono nuove truppe. Il nemico lo intuiva, e ha cominciato un tiro a shrapnell. Ma è durato poco. Forse i can-